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30.04.2011 - Scacchi e Ricordi di Giovanni Longo (detto Pinuccio)
                  Articolo pubblicato su "La Martinella"

Nella quarta di copertina del primo libro di Giovanni Longo dato alla stampa, l'autore scrive con simpatico piglio: "Sono nato a Legnano il 20 rnarzo 1959, nel segno dei Pesci. Chissà se vorrà dire qualcosa. Fino all'eta di undici anni sapevo di chiamarmi Pinuccio, il vezzeggiativo di Giuseppe. II primo giorno di scuola media questa mia certezza è crollata: all'appello la professoressa chiama Giovanni Longo. Io ero sicuro di essere l'unico Longo della classe e timidamente dico: 'Io sono Giuseppe Longo, deve esserci un errore'. Lei giustamente risponde: 'Qui c'è scritto Giovanni, verificheremo'. All'anagrafe effettivamente risultavo Giovanni Giuseppe Longo e non Giuseppe Giovanni come i miei genitori avrebbero voluto. Da allora non so più chi sono ...". Proprio così non è, perchè Giovanni Longo, detto Pinuccio, sa molto bene chi è, e quanto noto sia nel mondo degli scacchi e del vino, molto oltre il Legnanese.

Scacchi e ricordi" (edizioni Messaggerie Sacchistiche), con stile agile e " bevereccio", Longo ci intrattiene piacevolmente raccontandoci aneddoti personali, in cui molti si ritroveranno e altri magari si riconosceranno nelle situazioni narrate. Il tutto tenuto assieme dal filo rosso del gioco degli scacchi e da quel suo desiderio di documentare con precisione le scacchiere che va collezionando, "set" capaci di suscitare in lui sensazioni, ricordi ed emozioni tali da far nascere questo volume. " ...E' stata l'organizzazione dei tornei di San Giorgio su Legnano a darmi notorietà in questo mondo affascinante, a farmi conoscere tanti protagonisti Italiani e stranieri. Lo ammetto: non sono un fuori classe. Ciò nonostante, con un pizzico di orgoglio posso affermare di essere stato, con l'amico Alberto Meraviglia, protagonista degli scacchi in Italia negli anni Ottanta e Novanta". Sul finire del libro non manca il racconto della nascita del valente Circolo scacchistico della Famiglia Legnanese, quando, nel 1988, Luigi Caironi, come scrive Longo, "ci accolse a braccia aperte".

(F.R.)

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